Andiamo insieme a scoprire uno dei dischi più attesi dell’anno nella recensione In Flames Foregon. Come sarà stato il ritorno della band svedese in studio?

Traccia per traccia vedremo quali sono i brani più azzeccati e quelli meno. Vi ricordiamo, inoltre, che potete acquistare l’album ( anche in edizione limitata ) e/o gli accessori della band in promozione al seguente link: In Flames Promo

Recensione In Flames Foregon

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Tra le scure foreste e i resti del glorioso popolo dei vichinghi dei giovani ragazzi si trovano per suonare un Metal che non sia troppo Black ma che riesca ad unire la tradizione alla modernità. Nascono gli In Flames ed il resto è storia.

Quattordici dischi sono segno di una longevità non da poco e nonostante le critiche di inizio carriera il gruppo svedese ha retto bene alle difficoltà ( come l’abbandono improvviso di due membri della band ).
Foregon sarà all’altezza del nome e della storia del gruppo o avrà deluso le aspettative? Scopriamolo insieme!

La prima traccia The Beginning of All Things That Will End è in realtà un intro al disco dove le chitarre di Bjorn e Chris ci riportano all’antica tradizione vichinga e alle sue ballate.

State of Slow Decay rompe le danze con un Metal aggressivo fin da subito ed un ritornello stile In Flames confezionato per l’occasione. La canzone è un inno alla distruzione che convince per la sua profondità.

Con Meet Your Maker ci si trova di fronte al proprio creatore senza possibilità di tornare indietro. La canzone è prodotta in modo magistrale ma manca qualcosa nella parte brutal. Apprezzabile invece il ritornello.

La terza traccia, Bleeding Out, dimostra come la tecnica della band non sia scalfita nel tempo ma anzi sia cresciuta. Un mix di growl, cori, assoli e controtempi che convince del tutto.

Con le successive Foregone Pt. 1 e Foregone Pt. 2  la prestazione vocale di Anders raggiunge il suo picco. Il mondo ha chiuso gli occhi ma le orecchie non smettono di ascoltare un Metal che ci piace profondamente per il senso di profondità che riesce ancora a trasmettere.

In Pure Light of Mind gli In Flames tentano di ammorbidire il tiro. Una canzone perfetta per un singolo che però suona di troppo commerciale e già sentita per un gruppo come loro.

Per far capire che non si scherza si torna a spingere sull’acceleratore con The Great Deceiver, una traccia che non lascia spazio al respiro e punta a farsi perdonare dalla precedente canzone, anche se non convince del tutto nel suo insieme.

Ci lascia spiazzati In The Dark, opera che unisce una parte brutale ad un ritornello ed una seconda di parte più rilassata. L’operazione a nostro avviso riesce alla grande e riesce a mettere d’accordo gli amanti dei vecchi e nuovi In Flames.

Se vogliamo trovare una traccia poco ispirata dobbiamo arrivare a A Dialogue In b Flat Minor, una canzone che non riesce ad entrarci nelle corde ne all’inizio ne durante il suo percorso.

In Cynosure il basso di Paul è uno degli aspetti più apprezzabili e la canzone, anche grazie ad una batteria che solletica le nostre emozioni, torna a farci apprezzare il disco.

Dobbiamo terminare la trasmissione, Niente ha senso e stanno finendo le tombe…con queste parole racchiudiamo la final track di Foregon, End the transmission. Ci sta ma forse ci saremmo aspettati una chiusura più audace.

In Flames Foregon. Voto 8

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Nonostante i tredici dischi precedenti gli In Flames sanno ancora fare musica che emozioni e allo stesso tempo riduca le nostre orecchie in poltiglia. Un lavoro che tranne per qualche scivolone ( A Dialogue In b Flat Minor su tutte ) ci regala delle grandi tracce.

Un 8 è d’obbligo per un disco che tiene incollati alle cuffie e che ci fa apprezzare la voce di Friden così come il lavoro magistrale nella produzione della band.

Vi ricordiamo che potete acquistare l’album ( anche in edizione limitata ) e/o gli accessori della band in promozione al seguente link: In Flames Promo